Raddoppiamo le braccia

Raddoppiamo le braccia per abbracciare sempre di più e sempre meglio

Aiutaci a raddoppiare le braccia!

Per il completamento della struttura e la realizzazione del secondo polo di accoglienza le donazioni e le offerte possono essere convogliate su un conto dedicato presso Intesa San Paolo IBAN IT63L0306909606100000195939

Profilo e caratteristiche della struttura

La Casa Accoglienza di Quezzi ha la finalità di offrire un soggiorno breve ma scrupolosamente curato e protetto, ad una specifica categoria di neonati sottoposti a temporanea tutela del Tribunale dei Minorenni.

Lo scopo precipuo è quello di evitare a questi bambini una ospedalizzazione inutile, ma anche una permanenza eccessiva nella struttura stessa; l’accoglienza di bambini tra i 0 e gli 6 mesi di vita garantisce un lavoro mirato alla realizzazione del progetto educativo di ogni singolo Ospite (definito dal Servizio Sociale sulle basi di disposizioni del Provvedimento del Tribunale dei Minorenni) che seppur diverso mira al suo inserimento in un nucleo familiare (famiglia d’origine, adottiva o affidataria).

Il periodo di ospedalizzazione variabile da qualche settimana ad alcuni mesi (così come ampiamente documentato dagli studi più moderni di psicologia dell’età evolutiva) è infatti in grado di incidere profondamente in senso negativo sulla maturazione neuronale, sullo sviluppo intellettivo ed ancor più sulla sfera psicologica evolutiva del bambino; il bambino necessita di una collocazione in una famiglia.

La Casa Accoglienza nell’attesa si concretizzi tale collocazione, e per favorire al massimo ogni opportunità di realizzazione, offre un ambiente molto vicino a quello famigliare, capace di garantire normali uscite all’aperto, momenti ludici in spazi protetti e sorvegliati, stimolazioni naturali dell’attenzione e dell’interazione interpersonale.

Tutto questo si realizza poi, oltre che con la competenza degli educatori operanti in struttura, con strategie comuni pianificate e concordate con gli operatori dei servizi sociali con i quali è instaurato un dialogo costruttivo ed aperto per il benessere del neonato.

Con tali connotazioni il progetto tutto e l’attività della casa di accoglienza di Quezzi assumono caratteristiche di assoluta novità in ambito locale e nazionale non essendoci di fatto modelli di riferimento se non quelli sperimentali operanti all’estero.

L’utenza era ed è così caratterizzata:

  1. neonati abbandonati in quanto non riconosciuti dalla madre o dai genitori naturali;
  2. neonati di madri affette da patologie neuropsichiatriche che devono essere temporaneamente allontanati dalla madre mentre ella, sottoposta a trattamento, sviluppa capacità genitoriali adeguate.
  3. neonati figli di madri tossico dipendenti o con dipendenze dall’alcool che le rendono inaffidabili nella cura del neonato, ma che, allo stesso tempo, in alcune situazioni, attendono di potersi affrancare dal disagio nella prospettiva di poter riprendere una vita normale;
  4. neonati sieropositivi nell’attesa di una sieroconversione che li riporterà ad una prospettiva di vita normale;
  5. neonati venuti alla luce nelle gravi situazioni di povertà economica e umana delle fasce più povere degli immigrati spesso sfruttati e sottoposti ad una schiavitù pesante che rende impossibile la cura e la gestione di un neonato;
  6. neonati figli di minori esse stesse bisognose di speciale tutela.

Lavorando in equipe locale e in rete con il Tribunale dei Minorenni, Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, ASL, Ospedali, altri enti ed istituzioni, viene proposta una modalità d’intervento che mira allo sviluppo integrale del bambino

Una caratterizzazione particolare è stata data nel tempo dalla fondamentale, preziosa ed insostituibile presenza dei volontari che prestano opera gratuita finalizzata all’accudire i neonati in particolare nei bisogni di tipo affettivo/interattivo di essi mediante turni ed operatività concordati, programmati e regolati dai responsabili educatori della casa di accoglienza. La presenza dei volontari ha caratterizzato nel tempo e progressivamente, la struttura per renderla calda ed accogliente, per stimolare il bambino nello sviluppo intellettivo, affettivo e fisico, per diventare, sul territorio, motore per la cultura della accettazione e la tutela della vita.

Perché raddoppiamo le braccia

Recentemente è stata posta in atto una trasformazione della struttura mirata ad ampliare l’offerta di accoglienza.

La struttura com’era

Mentre in un primo momento venivano accolti neonati di età compresa tra 0 e 6 mesi, successivamente considerato che in molti casi la durata della permanenza dei neonati eccedeva tale limite e per modulare una offerta sempre più aderente alle richieste, veniva formulata una nuova proposizione che prevedesse un lasso di tempo maggiore.

A fronte di tale richiesta la struttura venne inserita nella tipologia 0-6 anni e con tale caratteristica, accreditata.

La necessità di estendere il periodo oltre i 6 mesi derivava dalla natura stessa dell’attività. In effetti vengono accolte sostanzialmente tre tipologie di neonati:

  1. Neonati non riconosciuti dalla madre o dalla famiglia; per cui viene posta in atto una procedura di affido o di adozione.
  2. Neonati posti sotto tutela del tribunale dei minorenni a fronte di patologie materne o dipendenze.
  3. Neonati posti sotto tutela del tribunale dei minorenni a fronte di un’accertata incapacità o difficoltà genitoriale.

Risulta evidente che nelle condizioni cui al punto 2 e 3 le procedure valutative, ricognitive e rieducative possono risultare anche molto lunghe e di fatto eccedere i 6 mesi cui alla prima formulazione dell’offerta di accoglienza.

Per tale motivo, con delibera del Comune di Genova (prot.n°138493, in data 08/05/2020), viene di fatto accettata la nuova formulazione.

Nel periodo pandemico si è venuta via via delineando una nuova tipologia di richieste.

A fronte della nuova formulazione accreditata veniamo richiesti di ospitare anche bambini di età variabile sino a tre anni.

Si tratta essenzialmente di:

  1. Accoglienze per massime urgenze ove è necessario svolgere un’azione protettiva su tutti i bambini di una famiglia
  2. Accoglienza di fratelli per evitare separazioni che ulteriormente incidano sulla fragilità dei soggetti già traumatizzati
  3. Accoglienza di bambini con problematicità e situazioni complesse che non più compatibili con una permanenza in Case – Famiglia o debbano interrompere il percorso iniziato in una Casa Mamma Bambino.

Le situazioni difficili, dunque, e le situazioni particolari intrinseche alla caratteristica del neonato fanno sì che sul territorio della Regione sia necessaria la presenza di una casa di accoglienza caratterizzata da particolari caratteristiche strutturali e di gestione con livelli di alta professionalità.

In conclusione, si può sintetizzare tutto il percorso di accoglienza ed educativo con una serie di considerazioni.

Bambini così piccoli, allontanati dalle loro famiglie, suscitano immediatamente tenerezza ed evocano un profondo senso di ingiustizia perché privati della loro famiglia, perché così piccoli saranno segnati per sempre da questo trauma.

L’accoglienza di questi bambini ha come obiettivo primo quello di creare per loro un ambiente protetto, lontano da quell’ambiente familiare che protetto non è.

Con protezione intendiamo presenza di adulti che con azioni mirate caratterizzate da competenza professionale (sia in termini di conoscenze acquisite che di anni di esperienza) ed empatia (arricchita dalla presenza dei volontari), creano una situazione immediata di sostegno e contenimento.

Le educatrici, consapevoli dell’importanza di una collocazione definitiva con due figure genitoriali, facilitano i piccoli nel vivere un periodo di assestamento proprio come quello delle strutture architettoniche alle quali manca una base di sostegno. Lontano da ciò che potrebbe ulteriormente sgretolarli, vengono rinforzati con sostegni mirati a seconda della loro storia e delle loro caratteristiche personali.

Per sostegni mirati s’intende sia ciò che riguarda gli aspetti sanitari, sia quelli pedagogici, fondamentali all’interno della formulazione dei PEI: l’attenzione alla somministrazione dei pasti, alle modalità di addormentamento, alla stimolazione mirata nei giochi e all’ “osservazione” che ogni singola educatrice fa su questi bambini in ognuno di questi momenti, crea quel sostegno necessario a questi bambini che “assestati” sono pronti per ripartire per il loro percorso di vita sia con i loro genitori naturali, che con quelli affidatari o adottivi.

Nuove e mutate esigenze

A fronte di quanto sovra esposto si evince che la struttura deve far fronte a nuove e mutate esigenze. Si tratta innanzitutto dell’esigenza fondamentale che consiste nella creazione di nuovi spazi.

Elaborazione grafica del nuovo progetto

Raddoppiamo le braccia

La costruzione di nuove parti e la ristrutturazione di un vecchio edificio con il conseguente l’adeguamento funzionale permette di costruire un secondo polo di accoglienza destinato ai bambini compresi in fasce di età superiori a quella strettamente neonatale.

Il progetto di ristrutturazione

Fino ad ora è stato possibile compiere i due terzi dell’intero progetto ed a questo ritardo e sospensione dei lavori ha inciso notevolmente la pandemia che ci ha impegnato su più fronti obbligandoci alla distrazione dei fondi accantonati per terminare l’opera.

L’edificio come è, a compimento dei due terzi dei lavori

Confidiamo ora di poter riprendere il percorso per portare a termine il progetto e donare una nuova struttura aderente alle necessità, sempre più impellenti, che oggi si delineano sempre con maggiore urgenza.

Aiutaci a raddoppiare le braccia!

Per il completamento della struttura e la realizzazione del secondo polo di accoglienza le donazioni e le offerte possono essere convogliate su un conto dedicato presso Intesa San Paolo IBAN IT63L0306909606100000195939